Dimora cinquecentesca nel cuore di Ferrara
Borso d'Este, qui ritratto da Francesco del Cossa, donò il palazzo al suo segretario Pellegrino Pasini
I Pasini di Ferrara erano un ramo della famiglia omonima di Padova, trapiantato a Ferrara da un certo Giovanni, notaio del marchese Nicolò III d’Este agli inizi del XV secolo, da cui derivò Pellegrino Pasini, soprannominato il Pigoccino, il quale fu primo gentiluomo di camera e segretario del duca Borso I.
Nel 1452, fu creato nobile e cavaliere dell’Imperatore di Germania quando questo fu di passaggio per Ferrara. In premio dei servigi da lui prestati alla corte ducale, gli fu donato un magnifico palazzo fatto edificare da Borso e che successivamente fu chiamato palazzo Pasini.
Lo stesso Pellegrino fu inoltre signore della Pasina di San Nicolò e di Monte Santo.
Nell’Annuario della nobiltà italiana del 1887 si narra dei Pasini di Ferrara, le cui tracce appaiono verso la fine del XIV secolo e nel quale si ricorda un certo Antonio Pasini nativo di Todi nell'Umbria, celebre letterato ed accademico di Lorenzo de Medici che gli conferì onori e privilegi.
Già Federico III Imperatore aveva riconosciuto la nobiltà di questa famiglia con un diploma del 18 maggio 1452.
Stemma della famiglia Bentivoglio
Fu il decimo e ultimo figlio di Annibale II Bentivoglio e di Lucrezia, la figlia naturale di Ercole I d'Este.
Nacque a Mantova nel 1507 a seguito della cacciata dei Bentivoglio da Bologna nel novembre 1506 dopo l'interdetto lanciato sulla città da Giulio II.
Visse alla corte degli Estensi a Ferrara e fu amico dell'Ariosto.
A Ferrara fu membro della "Accademia degli Elevati" e della "Accademia dei Filareti", dove divenne grande amico di Alberto Lollio.
Oltre agli studi umanistici, con la produzione di satire, commedie e liriche, si dedicò con successo alla musica.
Antoon van Dyck, Ritratto del cardinale Guido Bentivoglio, 1625, Firenze, palazzo Pitti
Nacque a Ferrara da Cornelio e da Isabella Bendidio il 4 ottobre 1577. Visse i suoi primi anni nella città natale, educato alla raffinatezza, tipica dell'aristocrazia estense.
Nel 1594 si recò a Padova e intraprese una carriera ecclesiastica, studiò dapprima con Antonio Riccoboni, presso il quale alloggiò nei primi due anni; da Padova dovette ritornare a Ferrara quando, nel 1598 si verificò la crisi della successione nella città estense.
Conseguita nell'estate del '600 la laurea in utroque iure, il Bentivoglio, messi in ordine i suoi affari patrimoniali a Ferrara, si trasferì a Roma dove morì il 7 settembre 1644.
Venne sepolto nella chiesa di San Silvestro al Quirinale.
Autore ignoto, Ritratto di Cornelio Bentivoglio d'Aragona, ca 1720
Cornelio Bentivoglio d’Aragona nacque a Ferrara il 27 marzo 1668, dal tragediografo Ippolito e da Lucrezia Pio di Savoia.
Nel 1712 fu nunzio apostolico a Parigi; in quella sede si oppose fermamente al giansenismo e ai suoi seguaci, finché il duro scontro divenne problematico e convinse il pontefice Clemente XI a richiamarlo in patria.
Papa Clemente XI lo elevò alla dignità cardinalizia nel concistoro del 29 novembre 1719.
Nel 1726 fu nominato ministro plenipotenziario del re di Spagna presso la Santa Sede.
Partecipò ai conclavi che elessero Innocenzo XIII, Benedetto XIII e Clemente XII.
Fece parte dell'Accademia degli Intrepidi, della quale fu eletto principe, ospitò e protesse l'Accademia della Selva e aderì con il nome di Entello Epiano all'Accademia dell'Arcadia.
Si dedicò sin da giovane alla composizione di poesie.
La sua fama di letterato è principalmente legata alla celebre versione poetica della Tebaide di Stazio.
Morì il 30 dicembre 1732.
Ritratto di Teodoro Bonati, in un'incisione del primo Ottocento
Teodoro Massimo Bonati era nato a Bondeno l’8 novembre 1724 da Alessio e Margherita Borsati.
Dopo una prima fase di studi a Bondeno, il giovane Teodoro viene inviato a Ferrara, dove studia medicina e si laurea nel 1746.
Conseguito il titolo di dottore, Bonati fece ritorno a Bondeno dove esercitò per qualche tempo la professione di medico, ma i suoi interessi erano rivolti alla matematica.
Nel 1750 il marchese Guido Bentivoglio lo invitò nel palazzo di famiglia.
In base ad una convenzione del 1522, sottoscritta tra Alfonso I d’Este e la città di Bologna, le acque del Reno erano state immesse nel Po di Primaro a Vigarano Mainarda.
Ciò aveva causato l’interramento di quest’ultimo, creando le premesse per il successivo interramento del Po di Ferrara, che correva da Bondeno alla città, con conseguenze disastrose per i commerci.
Bonati si trovò coinvolto nella questione quando questa venne sottoposta a Napoleone Bonaparte ai primi dell’Ottocento.
In un famoso incontro che si era svolto a Bologna con Napoleone, Bonati era andato a perorare la causa dei ferraresi, per non far immettere il Reno in Po alla Stellata ed evitare il disastro che già era avvenuto a Porotto.
Antonio Benini, a ricordo dello storico incontro, aveva dipinto il sipario del Teatro comunale di Bondeno, rappresentando Bonati al cospetto di Napoleone (teatro e sipario sono andati perduti).
Una lapide marmorea affissa al palazzo ne ricorda la presenza.
François Gérard, Napoleone Bonaparte, primo console, (1803), Chantilly, musée Condé
Durante la prima campagna d’Italia, dal 16 al 18 ottobre 1796 Napoleone convocò a Modena i rappresentanti dei governi provvisori delle repubbliche di Reggio, Modena, Ferrara e Bologna, ponendo le basi per la creazione della Repubblica Cispadana che sarebbe stata proclamata a Reggio alla fine di dicembre.
Nei giorni seguenti, dal 19 al 22, Bonaparte stesso soggiornò a Ferrara: alla sua presenza fu innalzata in cima alla colonna di piazza Nuova, ora Ariostea, la Statua della Libertà - identica all’icona della Repubblica francese - eretta al posto di quella bronzea di papa Alessandro VII, distrutta poco dopo l’arrivo in città dei francesi.