Dimora cinquecentesca nel cuore di Ferrara
Il restauro più significativo del palazzo risale agli anni tra il 1992 e il 2002, e ha visto coinvolte più parti coordinate dall’architetto Roberto Rosina, direttore dei lavori.
Dato il carattere conservativo dell’intervento, si sono rese da subito necessarie indagini storiche che rivelassero l’originale carattere dell’edificio, e grazie ad esse si è potuto realizzare un progetto che rispettasse quanto più possibile tali linee guida.
Il progetto, realizzato dagli architetti Dida Spano e Roberto Rosina e opportunamente presentato alla Soprintendenza e al Comune di Ferrara, prevedeva per gli interni una suddivisione in 32 unità autonome, e per la facciata e gli esterni un intervento conservativo e reversibile, secondo i principi del restauro moderno.
Maquette utilizzata come schermo di copertura durante i lavori di restauro
L’indagine geologica rileva patinature e alterazioni cromatiche sui materiali lapidei in più zone, residui di foglia d’oro sotto la cimasa della seconda finestra a destra del portale, mattone con sagramatura e intonaco a gesso sovrapposto, intonaco sul fondo del cartiglio e una sagramatura1 sottostante all’intonaco della facciata a sinistra del portale; richiede ulteriori indagini, in particolare stratigrafie2, per determinare il tipo di pietra, la presenza di ossalati3, l’utilizzo della scialbatura4 o della coloritura nelle aree del cornicione e dell’ovolo, l’effettiva presenza della sagramatura ipotizzata in certe aree.
Stratigrafia di porzione della cornice dell'ultima finestra a destra presentante foglia d'oro
Vengono inoltre condotte indagini chimiche di tipo stratigrafico tramite microscopi stereoscopici, analisi granulometriche5 e diffrattometrie6 a raggi X. I campioni, preventivamente oliati per favorirne l’osservazione, analizzati tramite microscopio provenienti da più sezioni della facciata evidenziano due strati comuni: uno di cotto aranciato e uno biancastro, più superficiale, di intonaco la cui composizione varia da una di calce e sabbia a un’altra di carbonato di calcio, gesso e eventualmente sabbia. In altre sezioni l’intonaco era invece costituito da terracotta. Grazie alle diffrattometrie a raggi X che hanno evidenziato i componenti mineralogici delle sabbie degli intonaci del lato est e della specchiatura interna del cartiglio, li si è potuti identificare come coevi per la tecnica e, soprattutto, come materiali di provenienza locale, riconducibile alle aree di deposito alluvionale del fiume Po. Notevole è la presenza di uno strato di doratura costituito da gesso, ocra gialla e foglia d’oro in un campione proveniente dalla cornice di una delle finestre.
Microfotografia al microsopio polarizzatore. Ingrandimento 35x
Macrofotografia al microscopio stereoscopico dell'aggregato sabbioso. Ingrandimento 26x
La facciata del palazzo presentava condizioni di degrado generale: annerimenti, croste, fessurazioni e decoesioni erano diffuse nei materiali superficiali, si osservavano inoltre danni provocati da agenti atmosferici e inquinanti come l’erosione, il dilavamento, talvolta seguito dalla formazione di pellicole ad ossalati7 nelle zone interessate, e la polverizzazione di alcune superfici.
Il tratto ligneo del cornicione sottogronda, rivolto verso Piazza Sacrati, data la particolare natura del materiale, era stato soggetto a un vasto attacco xilofago e ridotto alla marcescenza.
Lo stemma in arenaria, i leoni, e le maschere presentavano macchie dovute alla colatura di ossidi ferrosi; alcune parti erano mancanti e altre frutto di ricostruzioni in età successive con materiali diversi dagli originali, per esempio la pietra, usata per un’ala e le zampe dell’aquila, e la malta cementizia per la corona dello stemma. I perni di ancoraggio tra le singole parti e la facciata erano ossidati.
Infine, sulla fascia marcapiano in cotto, così come su tratti del cornicione sottogronda, si erano manifestate efflorescenze saline.
Foto dello stato della facciata prima del restauro
Annerimenti sul cartiglio di una delle finestre
Annerimenti sulla voluta sinistra sopra al portale e superficie sottostante danneggiata
Portale durante le operazioni di restauro
Le operazioni si articolarono in alcune fasi iniziali comuni a tutti i materiali e altre specifiche per l’oggetto del restauro.
I lavori si aprirono con la pulitura delle superfici e l’asportazione di materiali estranei, incrostazioni e residui carboniosi; nel caso particolare dei materiali lignei si proseguì con un’attenta disinfestazione, mentre nel trattamento degli intonaci vennero rimossi i rifacimenti in altri materiali come gesso o cemento. Seguì un generale consolidamento di tutti gli elementi della facciata, atto a migliorare la coesione dei materiali e prevenire ulteriore deterioramento; a tale procedura preventiva si sommarono l’impernazione dei materiali lapidei e degli intonaci a rischio caduta e il recupero della sagramatura e la stuccatura dei giunti negli elementi in cotto.
Il restauro dei materiali lapidei venne ultimato con la ricognizione e rimozione delle strutture vecchie e ammalorate e la stuccatura di crepe e fessure con impasto a base di resina acrilica, l’ultimo procedimento viene operato anche sui materiali lignei ma con uno stucco elastico a base di pasta di legno, dopo il ripristino degli elementi mancanti in materiali simili agli originali. La stessa operazione di ripristino viene attuata per gli elementi in cotto e gli intonaci, sempre nel rispetto dei materiali originali; mentre agli elementi in cotto venivano restaurate eventuali scialbature, gli intonaci erano tinteggiati con colori a calce con pigmenti naturali utilizzando la tecnica delle velature sovrapposte. La facciata venne infine sottoposta a un trattamento idrorepellente e, fino ad altezza uomo, antigraffito e a ulteriori operazioni di rifinitura.
1 Sagramatura: Tecnica di stesura di intonaco su muratura a mattoni faccia a vista. Prevede una miscela dell'intonaco composta da calce aerea naturale, cocciopesto e pigmenti che viene stesa a cazzuola, a spatola o a pennello in modo da lasciare vedere la tessitura muraria sottostante.
2 Stratigrafie: Osservazione diretta e analitica degli edifici finalizzata alla lettura e alla interpretazione delle relazioni esistenti tra le varie fasi costruttive di un manufatto edilizio.
3 Ossalati: Composto di calcio insolubile dovuto alla trasformazione di sostanze organiche applicate sulla superficie lapidea o di origine biologica.
4 Scialbatura: Strato di intonaco leggero dato sopra un dipinto murale.
5 Analisi granulometriche: Misurazione delle dimensioni dei granelli dei materiali lapidei per determinarne la composizione e l'origine.
6 Diffrattometria: Tecnica sperimentale che consente di indagare la struttura e la microstruttura di materiali investendoli con fasci di raggi X e osservando le deviazioni di questi ultimi.
7 Pellicole ad ossalati: Strati superficiali semitrasparenti di sostanze coerenti tra loro ed estranee al materiale lapideo costituite in maggior parte da composti di calcio insolubili.