Gli studenti e le studentesse delle classi I B, II A e II C dell’indirizzo Classico del Liceo ”Ariosto” coordinati dai loro insegnanti e guidati dagli archeologi dott.ssa Flavia Amato, dott. Maurizio Molinari e dott. Marco Bruni, insieme a una classe del Liceo “Roiti” hanno avuto l’opportunità di partecipare ai lavori di una campagna di scavi per riportare alla luce i resti dell’antica delizia estense di Belfiore, in un’area a nord ovest dell’ultimo tratto di corso Ercole I d’Este.
Il progetto di archeologia partecipata dal nome “Che delizia Belfiore!”, ideato dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio, rappresentata dalla dott.ssa Chiara Guarnieri e sostenuto dal Comune di Ferrara, ha offerto ai ragazzi la possibilità di lavorare sul campo a tempo pieno per 10 giorni a partire dal 20 ottobre, giorno di apertura degli scavi. La Delizia Estense di Belfiore era una delle residenze monumentali edificate a Ferrara per volere della famiglia d'Este; costruita a fine Trecento per conto di Alberto V d'Este, e dall'estensione di circa un ettaro e mezzo, si pensa sia stata prima abbandonata, quindi privata di parte dei suoi materiali nel XVI secolo e, infine, rasa al suolo da un incendio nel 1632, a meno di trecento anni dalla sua costruzione. I suoi resti sono rimasti seppelliti sotto strati su strati di terra per quasi altri quattro secoli e ora grazie al progetto “Che delizia Belfiore” sono stati portati alla luce.
I ragazzi, insieme ai tre archeologi professionisti e al Gruppo Archeologico Ferrarese hanno iniziato a lavorare da subito: già dal 20 ottobre con pazienza e dedizione, si sono affiancati agli archeologi e ai volontari dell'associazione per scavare il terreno e identificare i reperti: un'attività che permette di conciliare alla perfezione la storia con il metodo scientifico e che è volta a ricercare ceramiche, piatti e qualsiasi altro frammento riconducibile alla Delizia.
Nonostante la novità dell'esperienza, le classi dell'Ariosto non si sono fatte scoraggiare e, dopo molto lavoro, hanno contribuito a ritrovare le mura della Delizia, come riportato anche da Repubblica in un articolo del 7 novembre. Nonostante il molto tempo impiegato e la fatica, questa esperienza ha lasciato un segno in ognuno dei ragazzi che hanno partecipato, aiutandoli nel loro percorso di crescita e permettendo loro di cimentarsi in attività pratiche molto lontane dalla loro quotidianità. Lavorare fianco a fianco ogni giorno, collaborando gli uni con gli altri, ha inoltre permesso agli studenti di dare vita a un gruppo molto compatto, anche grazie al clima positivo instauratosi con gli archeologi che li hanno affiancati e guidati durante l’intera esperienza. Per molti dei ragazzi partecipanti è stato il primo vero approccio con il mondo del lavoro ma i risultati non hanno tardato ad arrivare, sia dal punto di vista delle scoperte archeologiche, sia per quanto riguarda il bagaglio di esperienze che tutti gli studenti porteranno con loro.